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Ritratto di Antonio Canal, detto il Canaletto, incisione, Venezia, secolo XVIII


Una veduta di Dolo

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Canaletto, Veduta di Dolo, incisione all'acquaforte, XVIII secolo


Un paesaggio ad oggi irriconoscibile...

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Canaletto, Veduta di Malghera, incisione all'acquaforte, XVIII secolo


... e un capriccio, o veduta di fantasia

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Canaletto, Capriccio, incisione all'acquaforte, XVIII secolo


I "paesaggi" di Canaletto

   
L'artista veneziano Antonio Canal, detto il "Canaletto" (Venezia 1697-1798) è ben noto per le sue splendide vedute pittoriche, ma va ricordato che fu anche valente incisore.

Un artista, dunque, che fu capace di spaziare dalla pittura all'incisione con una tematica ben precisa, ovvero quella della veduta di paesaggio.

Artista eclettico, dalla ricca e personalissima produzione, si pone all'interno del panorama artistco veneziano del Settecento come uno degli autori più rappresentativi, sia in patria che all'estero. La sua abilità di paesaggista sarà particolarmente apprezzata, infatti, anche dalla corte inglese, per la quale sarà chiamato a lavorare a Londra.

Si propongono qui di seguito, tre vedute di paesaggio da lui eseguite nel corso del Settecento.
      



  

Nella prima incisione, abbiamo la tipica veduta del Canale del Brenta con la cittadina di Dolo sullo sfondo.

Un'immagine che non si discosta di molto da quella di oggi, e che potrebbe tranquillamente trovare più di un punto di contatto con alcuni scorci della cittadina lagunare odierna.

L'incisione mostra il particolare uso del segno utilizzato da Canaletto che, in quest'opera, ci fornisce una chiara immagine della perizia con cui usava operare.

  
   



Canaletto, qui, ci mostra un ambiente completmente diverso rispetto a quello che siamo abituati a vedere oggi.
SI tratta, infatti, della veduta di "Malghera", meglio conosciuta oggi con il nome 'moderno' di "Marghera", zona chimico industriale di Mestre a ridosso della città di Venezia.

Qui Canaletto ci mostra la zona lagunare com'era nel Settecento, con casoni, torri e pescatori.



  






Mentre nelle altre due incisioni proposte la base era quella della veduta di paesaggio reale, qui l'autore apre al cosiddetto "capriccio".

Si tratta, infatti, di una rappresentazione fantastica di un paesaggio che presenta, al suo interno, elementi diversi, e non propri, frammisti tra loro: archi trionfali, templi, monumenti antichi.

Una sorta di celebrazione del passato attraverso i suoi monumenti che vengono riproposti, e ricollocati, all'interno di paesaggi del Settecento.



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