"Ut pictura poesis"

Jean Baptiste Chardin
(Parigi,1699-1779)
"Gli attributi delle arti", 1766
olio su tela, cm 112 x 41,
S. Pietroburgo, Museo Hermitage
Dico dunque che gli scultori, come dotati forse dalla natura e dallo esercizio dell’arte di migliore complessione, di più sangue e di più forze e per questo più arditi et animosi de’ nostri pittori, cercando di attribuire il piú onorato grado alla arte loro, arguiscono e provano la nobilità della scultura primieramente dalla antichità sua, per aver il grande Iddio fatto lo uomo, che fu la prima scoltura […]
I pittori non senza sdegno, dicono primieramente che, volendo gli scultori considerare la cosa in sagrestia, la prima nobilità è la loro, e che gli scultori si ingannano di gran lunga a chiamare opera loro la statua del primo padre, essendo stata fatta di terra, l’arte della quale operazione mediante il suo levare e porre non è manco de’ pittori che di altri, e fu chiamata plastice da’ Greci e fictoria da’ Latini, e da Prassitele fu giudicata madre della scultura, del getto e del cesello; cosa che fa la scultura veramente nipote alla pittura, con ciò sia che la plastice e la pittura naschino insieme e subito dal disegno.
De la qual cosa volendoci forse sgannare il cielo e mostrarci la fratellanza e la unione di queste due nobilissime arti, ha in diversi tempi fattoci nascere molti scultori che hanno dipinto, e molti pittori che hanno fatto de le sculture; come si vedrà nella vita di Antonio del Pollaiuolo, di Lionardo da Vinci e di molti altri di già passati. Ma nella nostra età ci ha prodotto la bontà divina Michelagnolo Buonarroti, nel quale amendue queste arti sì perfette rilucono e sì simili et unite insieme appariscono, che i pittori de le sue pitture stupiscono e gli scultori le sculture fatte da lui ammirano e reveriscono sommamente.
A costui, perché egli non avesse forse a cercare da altro maestro dove agiatamente collocare le figure fatte da lui, ha la natura donato sí fattamente la scienzia della architettura che, senza avere bisogno di altrui, può e vale da sé solo et a queste et a quelle imagini da lui formate dare ono|rato luogo et ad esse conveniente; di maniera che egli meritamente debbe esser detto scultore unico, pittore sommo et eccellentissimo architettore, anzi della architettura vero maestro. E ben possiamo certo affermare che e’ non errano punto coloro che lo chiamano divino, poiché divinamente ha egli in sé solo raccolte le tre piú lodevoli arti e le piú ingegnose che si truovino tra’ mortali, e con esse ad esempio d’uno Idio infinitamente ci può giovare. E tanto basti per la disputa fatta dalle parti e per la nostra opinione.
Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 - Firenze 1574) "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti", 1550
"Gli attributi delle arti", 1766
olio su tela, cm 112 x 41,
S. Pietroburgo, Museo Hermitage
Dico dunque che gli scultori, come dotati forse dalla natura e dallo esercizio dell’arte di migliore complessione, di più sangue e di più forze e per questo più arditi et animosi de’ nostri pittori, cercando di attribuire il piú onorato grado alla arte loro, arguiscono e provano la nobilità della scultura primieramente dalla antichità sua, per aver il grande Iddio fatto lo uomo, che fu la prima scoltura […]
I pittori non senza sdegno, dicono primieramente che, volendo gli scultori considerare la cosa in sagrestia, la prima nobilità è la loro, e che gli scultori si ingannano di gran lunga a chiamare opera loro la statua del primo padre, essendo stata fatta di terra, l’arte della quale operazione mediante il suo levare e porre non è manco de’ pittori che di altri, e fu chiamata plastice da’ Greci e fictoria da’ Latini, e da Prassitele fu giudicata madre della scultura, del getto e del cesello; cosa che fa la scultura veramente nipote alla pittura, con ciò sia che la plastice e la pittura naschino insieme e subito dal disegno.
De la qual cosa volendoci forse sgannare il cielo e mostrarci la fratellanza e la unione di queste due nobilissime arti, ha in diversi tempi fattoci nascere molti scultori che hanno dipinto, e molti pittori che hanno fatto de le sculture; come si vedrà nella vita di Antonio del Pollaiuolo, di Lionardo da Vinci e di molti altri di già passati. Ma nella nostra età ci ha prodotto la bontà divina Michelagnolo Buonarroti, nel quale amendue queste arti sì perfette rilucono e sì simili et unite insieme appariscono, che i pittori de le sue pitture stupiscono e gli scultori le sculture fatte da lui ammirano e reveriscono sommamente.
A costui, perché egli non avesse forse a cercare da altro maestro dove agiatamente collocare le figure fatte da lui, ha la natura donato sí fattamente la scienzia della architettura che, senza avere bisogno di altrui, può e vale da sé solo et a queste et a quelle imagini da lui formate dare ono|rato luogo et ad esse conveniente; di maniera che egli meritamente debbe esser detto scultore unico, pittore sommo et eccellentissimo architettore, anzi della architettura vero maestro. E ben possiamo certo affermare che e’ non errano punto coloro che lo chiamano divino, poiché divinamente ha egli in sé solo raccolte le tre piú lodevoli arti e le piú ingegnose che si truovino tra’ mortali, e con esse ad esempio d’uno Idio infinitamente ci può giovare. E tanto basti per la disputa fatta dalle parti e per la nostra opinione.
Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 - Firenze 1574) "Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti", 1550