I martedì dell'arte... sono tornati !
  • Home
  • Chi siamo
  • News
  • Mostre
  • Musei
  • Per voi
    • Università degli Adulti
    • Corsi
    • L'opera del mese
    • Piccoli consigli di lettura...
    • Audioarte
    • Videoarte
    • Ville venete
  • La posta

Francisco Goya (1746-1828), "Maja vestida" e "Maja desnuda", Madrid, Museo del Prado
 

Immagine
Francisco Goya, "Maja vestida"", 1790-1800,  olio su tela, Madrid, Museo del Prado 
(per le seguenti immagini non vi sono collegamenti multimediali)                                      

Francisco José de Goya y Lucientes, meglio noto come Francisco Goya, è uno dei pittori più rappresentativi della pittura spagnola tra Settecento e Ottocento.

Al Museo del Prado, risultano esposti nella stessa sala due dipinti di misure pressoché identiche: la "Maja vestida" e la "Maja desnuda", entrambe di 95 x 190 cm. La storia di questi due dipinti, risulta particolarmente interessante. Commissionate, a fine Settecento, dal ministro spagnolo Manuel Godoy, le due opere hanno funzioni e scopi diversi: lquella "vestida" serviva a corpire quella "desnuda", che compariva nel salottino privato di Godoy, grazie ad un meccanismo meccanico che permetteva che il primo quadro "vestito"  si sollevasse per scoprire il secondo "svestito".

Immagine
Le due "Maje" dipinte da Francisco Goya per l'ex ministro Godoy
Immagine
Qui a lato potete vedere l'immagine della "Maja desnuda", che raffigura probabilmente Pepita Tudò, amante del ministro Godoy.

BIsogna considerare, però, che nel XVIII secolo la Chiesa in Spagna non permettevano di conservare dipinti raffiguranti nudi. 

Non a caso, entrambe le opere vennero confiscate a Gody, e il 16 marzo 1815 la Camera Segreta dell'Inquisizione, in merito a questi due dipinti ordinava quanto segue: "che si chiami a comparire davanti a questo tribunale il detto Goya perché le riconosca e dica se sono opera sua, con che motivo le fece, per incarico di chi e che fine si proponesse".

Nella pittura spagnola, infatti, sono solamente due i "nudi" realizzati. Oltre a questo di Goya, esiste anche il precedente di Velàsquez.

Si tratta della "Venere allo specchio" (che trovate qui sotto), eseguita nel 1648, ed oggi alla National Gallery di Londra, ma un tempo appartenuta  anch'essa alla collezione del ministro Godoy. Si ipotizza, pertanto, possa essere stata anche una sorta di fonte di ispirazione per Goya stesso.

Qui però, nel quadro di Goya per la prima volta il nudo femminile non si presenta espressamente quale allegoria mitologica, come nel caso della rappresentazione di una Venere, bensì come  pura esposizione di un nudo femminile, e nel caso specifico quello dell'amante Pepita Tudò che espone le sue nudità per mostrarle al suo amato. L'opera, oggi esposta al Prado, fu tenuta nascosta fino al 1900 nella Real Accademia di San Fernando, e lo scandalo per tale dipinto non venne meno nemmeno nel '900, se si considera che negli anni trenta del secolo, le poste americane respinsero la corrispondenza affrancata con l'effige della "Maja desnuda".
Immagine
Proudly powered by Weebly