Francisco Goya (1746-1828), "Maja vestida" e "Maja desnuda", Madrid, Museo del Prado

Antonello da Messina, "Pala di San
Cassiano", 1475-1476, olio su tavola, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
"Una delle più eczellenti opere de penelo che habia Italia e fuor d'Ittalia".
Così scriveva il committente dell'opera, Pietro Bon, commentado il dipinto realizzato da Antonello per la chiesa di San Cassiano a Venezia tra il 1475 e il 1476.
"Una delle più eczellenti opere de penelo che habia Italia e fuor d'Ittalia".
Così scriveva il committente dell'opera, Pietro Bon, commentado il dipinto realizzato da Antonello per la chiesa di San Cassiano a Venezia tra il 1475 e il 1476.
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Qui a lato potete vedere l'immagine della "Maja desnuda", che raffigura probabilmente Pepita Tudò, amante del ministro Godoy.
BIsogna considerare, però, che nel XVIII secolo la Chiesa in Spagna non permettevano di conservare dipinti raffiguranti nudi. Non a caso, entrambe le opere vennero confiscate a Gody, e il 16 marzo 1815 la Camera Segreta dell'Inquisizione, in merito a questi due dipinti ordinava quanto segue: "che si chiami a comparire davanti a questo tribunale il detto Goya perché le riconosca e dica se sono opera sua, con che motivo le fece, per incarico di chi e che fine si proponesse". Nella pittura spagnola, infatti, sono solamente due i "nudi" realizzati. Oltre a questo di Goya, esiste anche il precedente di Velàsquez. Si tratta della "Venere allo specchio" (che trovate qui sotto), eseguita nel 1648, ed oggi alla National Gallery di Londra, ma un tempo appartenuta anch'essa alla collezione del ministro Godoy. Si ipotizza, pertanto, possa essere stata anche una sorta di fonte di ispirazione per Goya stesso. |
Qui però, nel quadro di Goya per la prima volta il nudo
femminile non si presenta espressamente quale allegoria mitologica, come nel
caso della rappresentazione di una Venere, bensì come pura esposizione di
un nudo femminile, e nel caso specifico quello dell'amante Pepita Tudò che
espone le sue nudità per mostrarle al suo amato. L'opera, oggi esposta al
Prado, fu tenuta nascosta fino al 1900 nella Real Accademia di San Fernando, e
lo scandalo per tale dipinto non venne meno nemmeno nel '900, se si considera
che negli anni trenta del secolo, le poste americane respinsero la
corrispondenza affrancata con l'effige della "Maja desnuda".