"Strada Berlinese", 1913

E. L. Kirchner, Strada berlinese, olio su tela,1913, 121 x 95 cm, Neue Galerie, New York
Se ci fosse una strada, per partire o arrivare.
Se “partire” fosse solo “morire”.
Se nel bel mezzo del cammino ci si ritrovasse in una selva oscura.
Se si soffocasse, potendo, senza respirare.
Se il respiro stesso non fosse un “su” e “giù” del petto, ma solo un
trattenersi, un rigonfiare, un cedere le armi.
Se l'inconscio esistesse di giorno e la notte fosse per la tranquillità degli
occhi che non vedono di notte.
Se ci si mangiasse lo stomaco per salire troppo in alto e salendo la nausea fosse a dismisura asfissiata in gola.
Se ci fosse qualcuno. Qualcuno. Almeno uno. Almeno. Per camminare
insieme, per parlare insieme, per giocare insieme. Se non si fosse soli, così
soli. Se non si fosse i soli a morire in questa città. Se ci fosse qualcuno, uno
almeno, almeno un altro. Per avere meno paura. Per avere paura insieme.
E. L. Kirchner
Le scene di strada dipinte da Kirchner ci testimoniano un passaggio verso una pittura più inquieta, emotiva e drammatica, soprattutto attraverso la critica della società borghese considerata interiormente brutta e degradata . Nella "Scena di strada berlinese" infatti l'artista, staccandosi chiaramente da qualsiasi impostazione accademica, ricorre ad una particolare rappresentazione dei volti, concepiti come delle vere e proprie maschere, dietro le quali i vari personaggi nascondono i loro veri sentimenti e i loro animi negativi.
In particolare questo accade nelle figure delle due prostitute e del signore in primo piano, i cui volti derivano dalle maschere africane: occhi allungati, sguardo socchiuso, nasi lineari e arcate sopraciliari ben marcate. Il ricorso al primitivismo, infatti, è tipico di questo periodo, grazie all'arrivo in Europa di numerosi esemplari di maschere provenienti direttamente dall'Africa, che assumono il ruolo di vere e proprie opere d'arte da imitare, tanto da venire esposte anche all'interno dei musei.
Viene così sottolineata, con accezione negativa, anche la grande freneasia della vita cittadina dei primi del Novecento, quando si iniziavano a percepire chiaramente i segnali di tensione tra le nazioni e i popoli - frutto della cultura imperialista iniziata verso il 1870 - che l'anno seguente portato allo scoppio della prima Guerra Mondiale.
Se ci fosse una strada, per partire o arrivare.
Se “partire” fosse solo “morire”.
Se nel bel mezzo del cammino ci si ritrovasse in una selva oscura.
Se si soffocasse, potendo, senza respirare.
Se il respiro stesso non fosse un “su” e “giù” del petto, ma solo un
trattenersi, un rigonfiare, un cedere le armi.
Se l'inconscio esistesse di giorno e la notte fosse per la tranquillità degli
occhi che non vedono di notte.
Se ci si mangiasse lo stomaco per salire troppo in alto e salendo la nausea fosse a dismisura asfissiata in gola.
Se ci fosse qualcuno. Qualcuno. Almeno uno. Almeno. Per camminare
insieme, per parlare insieme, per giocare insieme. Se non si fosse soli, così
soli. Se non si fosse i soli a morire in questa città. Se ci fosse qualcuno, uno
almeno, almeno un altro. Per avere meno paura. Per avere paura insieme.
E. L. Kirchner
Le scene di strada dipinte da Kirchner ci testimoniano un passaggio verso una pittura più inquieta, emotiva e drammatica, soprattutto attraverso la critica della società borghese considerata interiormente brutta e degradata . Nella "Scena di strada berlinese" infatti l'artista, staccandosi chiaramente da qualsiasi impostazione accademica, ricorre ad una particolare rappresentazione dei volti, concepiti come delle vere e proprie maschere, dietro le quali i vari personaggi nascondono i loro veri sentimenti e i loro animi negativi.
In particolare questo accade nelle figure delle due prostitute e del signore in primo piano, i cui volti derivano dalle maschere africane: occhi allungati, sguardo socchiuso, nasi lineari e arcate sopraciliari ben marcate. Il ricorso al primitivismo, infatti, è tipico di questo periodo, grazie all'arrivo in Europa di numerosi esemplari di maschere provenienti direttamente dall'Africa, che assumono il ruolo di vere e proprie opere d'arte da imitare, tanto da venire esposte anche all'interno dei musei.
Viene così sottolineata, con accezione negativa, anche la grande freneasia della vita cittadina dei primi del Novecento, quando si iniziavano a percepire chiaramente i segnali di tensione tra le nazioni e i popoli - frutto della cultura imperialista iniziata verso il 1870 - che l'anno seguente portato allo scoppio della prima Guerra Mondiale.