Gianfrancesco Costa, Le delizie del fiume Brenta, Venezia, 1750
" Le delizie del fiume Brenta nei Palazzi e nei Casini situati sopra le sue sponde dalla sua sboccatura nella laguna di Venezia infino alla città di Padova disegnate et incise da Gianfrancesco Costa Architetto e pittore veneziano " E' con queste parole, riportate nel frontespizio, che si apre una delle opere più interessanti riguardanti la Riviera del Brtenta e le sue Ville. Sarà proprio attraverso la riproduzione di queste incisioni che avrete modo di scoprire la vera immagine, che nel Settecento, ci potevano dare le ricche sponde del Canale del Brenta dove la nobiltà veneziana usava ritirarsi dal 13 giugno ai primi di novembre tra feste, divertimenti e passatempi vari. Le incisioni testimoniano l'originale situazione settecentesca, in molti casi ad oggi indubbiamente cambiata. Eccovi dunque, di seguito, tutto il percorso con le relative ville che si incontravano, nel corso della navigazione, andando da Venezia a Padova. |
La chiusa di MoranzaniPer risalire fino a Padova, il Canale del Brenta presenta ben quattro chiuse, che portano le barche ad affrontare il dislivello acqueo di 16 metri che separa Venezia dalla città di Padova. La prima chiusa che si incontra, dopo aver imbaccato il Canale, è dunque quella di Moranzani, zona originariamente paludosa e poco salubre. Pare, infatti, che tale nome possa derivare da un antico detto popolare locale: "Mòre anca i sani" (qui muoiono anche le persone sane). Il sistema delle chiuse utilizza, ancora ad oggi, le cosiddette "porte Vinciane" derivate, infatti, da un progetto di Leonardo da Vinci. |
Andrea Palladio, Villa Foscari, detta la "Malcontenta", 1558-1560
E' questa la villa che apre "la scena" della Riviera del Brenta e, non a caso, è una villa Palladiana. Costruita alla fine del cinquecento per Alvise e Nicolò Foscari, discendenti del doge Francesco Foscari, si presenta quasi cone un tempio antico, con timpano sorretto da sei colonne ioniche sulla facciata che da sul canale. La leggenda narra che il nome "Malcontenta" potrebbe essere riferito ad una dama veneziana che, in seguito ad un comportamento troppo libertino, sarebbe stata "esiliata" dal marito in questa villa. Un presunto ritratto "triste" della dama sarebbe presente in una delle pareti della stanza alla destra dell'ingresso principale. Edificio a pianta centrale, presenta un favoloso ciclo di affreschi di Giambattista Zelotti con storie tratte dalle "Metamorfosi" di Ovidio, sebbene oggi in perte rovinato in seguito all'abbandono della villa da parte della famiglia Foscari dopo la caduta della Repubblica di Venezia. Ad oggi, inoltre, non esistono più gli edifici adiacenti, abbattuti nell'ottocento. |
Osteria dei "Sabbioni", XVII secolo
Lungo la Riviera del Brenta non mancavano, ovviamente, le osterie, e tra queste quella dei "Sabbioni", la cui esistenza risale al 1693. L'edificio è stato successivamente modificato rispetto a quanto si può notare dall'incisione del Costa, e risulta oggi di dimensioni più modeste. |
Palazzo Mocenigo, XVIII secolo
Fatto erigere nella prima metà del settecento dalla famiglia Mocenigo. Sulla facciata principale compare il simbolo dogale: i Mocenigo, infatti, vantavano ben sette dogi tra i loro antenati, ed il loro palazzo ne portava dunque testimonianza. Oggi l'edificio è sede del dipartimento di Economia dell'Unioversità di Venezia. |
Palazzo Gradenigo, XVI secolo
L'edificio, a pianta quadrata, presenta la tipica forma delle ville cinqecentesche. Come gran parte degli edifici che si affacciavano sul canale, presentava anche una decorazione ad affresco, che ne occupava tre delle quattro facciate. Della decorazione originaria, dovuta all'artista Benedetto Caliari e coeva alla costruzione della villa, però, rimane solo un piccolo frammento sotto il poggiolo della facciata principale. |
Casino Moscheni, XVIII secolo
Carlo Goldoni, ne "Il Burchiello" scrive: "Eccoci giunti alla piacevol di Mira di bei giardini e di palagi adorna. S'esce fuor del Naviglio e si respira. Si passeggia, si pranza e poi si torna" Il termine "casino" indicava un piccolo ambiente nel quale i nobili potevano ritirarsi e ritrovarsi con amici e conoscenti. L'edificio, alle porte di Mira Porte, sulla riva sinistra del naviglio del Brenta, si presenta praticamente immutato rispetto all'incisione del Costa. |
Villa Valmarana, XVII secolo
Il complesso fu fatto costruire dalla famiglia Valmarana nel corso del seicento. Qui, nel 1764, Prospero Valmarana diede una festa in onore del Pascià Kagy Agà Abunahman, rappresentante del Bej di Tripoli con il quale aveva stretto importanti rapporti commerciali per conto della Repubblica di Venezai. Per l'occasione aveva fatto decorare ad affresco - da Michelangelo Schiavoni detto il Chiozzotto - la barchessa di destra con la rappresentazioe della "Gloria della famiglia Valmarana". La villa fu acquistata, nell'ottocento, dai coloni, che per evitare la tassazione sui beni di lusso, non trovarono meglio da fare che far esplodere il corpo della villa centrale nel 1890. Oggi, infatti, restano solo le due barchesse laterali. Dal 1992, la barchessa di destra è tornata di proprietà dei discendenti della famiglia Valmarana. |
Palazzo Seriman-Widmann, XVIII secolo
Fatta costruire dalla famiglia Serimann, su progetto di Andrea Tirali, fu terminata nel 1719, come riportato sopra l'ingresso principale. Nel 1750 circa passò ai Widmann che la modificarono secondo lo stile rococò francese e fecero decorare la sala delle feste da Giuseppe Angeli. Furono qui ospiti il Papa Clemente XII, il commediografo Carlo Goldoni, i musicisti Malipiero e Stravinski e lo scrittore Gabriele D'Annunzio. Il complesso è costituito dal corpo padronale, dalla barchessa e dalla chiesa. |
Palazzo Querini, XVI secolo
Eretta dalla celebre famiglia Querini attorno al 1504, su progetto di Guglielmo Bergamasco, presenta la tipica pianta quadrata delle ville di campagna cinquecentesche. Munita anch'essa di barchesse e chiesa privata, presenta un interno interamente affrescato da Andrea Schiavone e Bonifacio de' Pitati che realizzarono i dipinti in occasione delle nozze tra Francesco Querini e Paola Priuli. Nel 1920, le barchesse furono frazionate in abitazioni e il parco distrutto. I Tiozzo acquistano e restaurano la villa a partire dal 1950. |
Palazzo Principe Pio, XVII secolo
La costruzione di questo armonioso edificio risale alla seconda metà del Seicento, ed il suo nome deriva dai loro primi proprietari, i principi Pio. All'interno, preziosi stucchi ed un affresco di Nicolò Bambini, nell'ampia sala centrale, raffiguraante "Apollo e le Muse". |
Palazzi Bonfadini e Calergi, XVIII secolo
Entrambi gli edifici, risalenti al '700, si sviluppano secondo il tipico andamento longitudinale degli edifici di quel periodo. Palazzo Bonfadini presenta un oratario verso il canale, mentre Palazzo Calergi, che risulta ad oggi disabitato, fa derivare il suo nome dall'italianizzazione del cognome Calegaris, famiglia originaria di Creta trasferitasi a Venezia. |
Palazzo Bortoletti, XVII secolo
L'edificio, meglio noto oggi come villa Alessandri, conserva una serie di importanti affreschi eseguiti dal pittore G. Antonio Pellegrini (1675-1741). Il committente della foresteria fu il cavaliere Cesare Alessandri, che chiamò Pellegrini ad eseguire alcuni affreschi tra il 1702 e il 1704. Si tratta delle "Metamorfosi di Ovidio", nel salone delle feste; delle vicende di "Antonio e Cleopatra", nella stanza da gioco, e di "Annibale che giura odio contro i Romani", nella saletta delle conversazioni. La foresteria, era stata adibita a casino da gioco, in quanto tale pratica era stata vietata dal Senato all'interno della città di Venezia. Questo per evitare che i nobili potessero dilapidare, come accadeva sempre più spesso, le loro ricchezze al gioco. |
Mira taglio
Questa località prende il nome da alcuni lavori effettuati tra il 1597 ed il 1613, quando fu realizzato il taglio di due canali: quello di Mirano, che fece affluire nel Brenta le acque del Musone, ed il "novissimo" taglio del Brenta, che portava una parte delle acque del canale verso Chioggia, e non verso Venezia. |
Palazzo Venier, XVI secolo
L'edificio fu fatto costruire verso la fine del '500 dalla famiglia Venier. Nel 1758 passò ai Contrini di San Trovaso e, all'epoca, la villa era nota per le sontuose feste organizzate dalla padrona di casa Orsetta Barbarigo. Ad inizio novecento la cantante Adelaide Borghi Mauro si fece regalare la villa da un ammiratore. Oggi ospita un istituro religioso delle suore canossiane. La barchessa di sinistra è affrescata da Francesco Ruschi, mentre quella di destra da Ludovico Manfredini (1630), entrambi pittori seicenteschi. |
Casino Andreucci, XVIII secolo
Si tratta dell'unico esemplare sopravvissuto di tre casini gemelli, costruiti nel settecento, in prossimità di Mira. La facciata conserva ancora ad oggi tutta la sua eleganza avendo mantenuto le proporzioni originarie. L'oratorio, non è più di pertinenza della villa, essendo passato di competenza alla vicina Villa Rocca Ciceri, che nell'800 è sorta sull'area del secondo casino. |
Palazzo Grimani, XVI-XVII secolo
La datazione di questo edificio è posta tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. La facciata presenta una trifora al piano nobile, cui si sovrappone una serliana che poggia su una loggia seicentesca. Al piano terra sono presenti decorazioni con scene cavalleresche, mentre al piano primo opere attribuite a Dario Varotari o al figlio Alessandro, detto il Padovanino. Ospitò, tra gli altri, S. Filippo Neri a cui Pietro Grimani decise di dedicare l'oratorio, oggi non più esistente. |
Palazzo Badoer, XVIII secolo
Edificio del '700, presenta ampie sale veneziane, giardino e parco con statue. Una leggenda narra dell'esistenza di un misterioso tesoro che risulterebbe essere stato sotterrato nel parco, ma mai ritrovato. Il cancello, in ferro battuto, reca al centro l'iniziale del cognome della famiglia Badoer. |
Palazzo Ferretti, XVI secolo
Edificata nel 1596 su progetto di Vincenzo Scamozzi, la villa presenta una struttura a pianta rettangolare, e si compone di un corpo centrale sporgente con timpano e paraste nelle facciate lunghe. I pinnacoli indicano che il proprietario era un capitano da mar. La villa è caratterizzata anche da un magnifico parco. La villa, oggi di proprietà comunale, è gestita dalla Provincia di Venezia e viene utilizzata come scuola: ospita, infatti, l'Istituto professione E.N.A.I.P. Veneto. |
Dolo verso Padova
Veduta della cittaina di Dolo verso Padova. Il toponimo potrebbe risalire all'antica famiglia padovana 'Dauli', che qui aveva numerosi possedimenti. Nel settecento Dolo era uno dei più grossi centri commerciali della laguna con ben 16 mulini idraulici. Di questi, ne rimane oggi solamente uno. Scrive Goldoni (da "Il Burchiello"): "D'acque sonanti un mormorio si sente; esco all'aperto e riconosco il Dolo". |
Villa di Fiesso
Il toponimo della cittadina di Fiesso sembra poter essere derivato dal latino "flexus" (deviato). Il Brenta, infatti, doveva qui dividersi anticamente in due rami: il "Medoacus Major", che rappresenterebbe l'attuale naviglio, ed il "Medoacus Minor", che si dirigeva, invece, più a sud. |
Palazzo Soranzo, XVI secolo
Edificio cubico, costruito ai primi del '500 per i Mocenigo. Nel '700 la villa passò ai Soranzo. L'architettura a due ordini con serliana e la pittura sulla facciata che da sul canale, opera di Benedetto Caliari, si fondono in perfetta armonia. L'edificio presenta, inoltre, una decorazione a stucchi di Alessandro Vittoria. La villa rappresenta uno dei pochi esempi di struttura che conserva, ancora oggi, la decorazione pittorica che andava a caratterizzare e ad ornare la cosiddetta facciata di rappresentanza, ovvero quella che dava direttamente sul canale. |
Ingresso Pisani, XVIII secolo
Costruzione iniziata nel 1720, per Alvise e Almorò Pisani, su progetto di Gerolamo Frigimelica. Nel 1728 il parco e le scuderie erano quasi completate. Alvise fu eletto Doge nel 1736 e nel 1740 la villa fu completata grazie a Francesco Maria Preti. Nel 1807 fu acquistata da Napoleone Bonaparte che la donò al viceré d'Italia Eugenio Beauharnais. Del Demanio dal 1882 fu affittata nel 1911 al Centro di ricerche idrotecniche dell'Università di Padova che costruì la grande vasca al centro del parco. |
Palazzo Pisani, XVIII secolo
L'edificio a pianta rettangolare, con due cortili interni, presenta al centro del piano nobile lo splendido salone da ballo affrescato da Giambattista Tiepolo (1760-1762). Qui viene rappresentata, sul soffitto, l'Apoteosi della famiglia Pisani. Alle pareti, affreschi di Giandomenico Tiepolo e quadrature di Gerolamo Mengozzi Colonna. Delle 114 sale, numerose risultano arricchite da decorazioni ad affresco, statue e dipinti. Tra le varie opere si ricordano i dipinti di Jacopo Guarana (Sala del trionfo delle arti), di F. Zuccarelli e alcuni ritratti dei Pisani Alessandro Longhi. |
Palazzo Giovanelli, XVII secolo
Commissionato nella seconda metà del XVII secolo dal Patriarca di Venezia Federico Maria Giovanelli all'architetto Antonio Gaspari, mostra dei caratteri tipicamente palladiani. La scalinata che introduce al pronao risale al 1738. Fu realizzata su progetto dell'architetto Giorgio Massari in occasione del passaggio di Amalia di Polonia, diretta a Napoli per sposare Carlo di Borbone. All'interno, presenta stucchi e dipinti attribuiti a vari artisti tra cui Sebastiano Ricci e Giuseppe Angeli. Quest'ultimo ha decorato il salone centrale con episodi di storia greca. Del grande parco, caratterizzato un tempo da fontane, serre, padiglioni, labirinto, statue e torrette belvedere oggi non rimane alcuna traccia. |
Disclaimer:
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- Gianfrancesco Costa, Le delizie del fiume Brenta, Venezia, 1750: Collezione privata
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